mercoledì 31 luglio 2013

About philosophy, Pink Floyd, gardens and moijto.



Il tempo continua a scorrere, mi scivola, scappa. Un po’ come me, che ultimamente  sembro sempre più ‘nata per correre’. Non so per cosa, non so verso cosa. Ma lo sento.
È un’esigenza interiore, che non riesco a fermare. È linfa vitale, pulsioni dell’anima.

Qualcosa sta succedendo.

Ah, e adoro perdermi. Senza trovare il perché.


mercoledì 24 luglio 2013

Buckwheat crumb cake with rhubarb and redcurrant






Tornata, sì.

Non me l’aspettavo proprio così, il ritorno. Diciamo che pensavo che una piccola permanenza via dal blog e dalla mia routine, sarebbe stata utile per ripartire, questa volta davvero.


mercoledì 10 luglio 2013

Perfect summer tarts






Per me estate, quella dolce e fiabesca, da sempre vuol dire mirtilli e more. Minuscoli frutti, perfetti e magici. Che mi han sempre fatto viaggiare, con la testa. Sarà per il colore. Quel blu-viola-indaco così intenso. Da piccola sognavo racconti incantati, ambientati in boschi lontani. Mi immaginavo protagonista di una storia, io, con il mio cestino dalla stoffa a quadretti bianchi e rossi (rigorosamente), che raccoglievo questi frutti dai rovi e cespugli. Lo facevo quando ero bambina. Raccogliere piccoli frutti, dico. Mi perdevo nel bosco, mi perdevo nella sua pace e nel suo silenzio. Io e il mio cestino.



A questo punto nasce un altro cliché estivo: le tartellette alla frutta. Che poi chiamarle così pare banale. In inglese è molto più bello, tarts. Sì, decisamente. Vi dirò che io non ne vado pazza. Sembra un dolce così scontato e poco originale. Nella versione crema + frutta poi. Quasi non la sopporto. :)



Per questo, ho un modo tutto mio di farle. Per me solo così hanno un senso. Poche e semplici regole, più che altro accorgimenti (sembra stupido, ma fidatevi, che il risultato cambia).

Prima cosa: ‘vietate’ crema pasticciera, panna o qualsiasi altro tipo di crema. Semplicità è la parola d’ordine.

Seconda cosa: il guscio di biscotto deve essere di pasta sucrèe. Che è diversa dalla frolla. Non ce n’è una migliore dell’altra, sono sorelle, diverse. E in questo caso ci vuole la ‘zuccherina’. Perché più consistente, tosta. Non si discute. ;)

Terza cosa: i piccoli frutti. Il gioco sta tutto in questi piccoli gioielli. Devono essere i migliori che trovate, se di bosco ancor meglio. Devono essere veri, raccolti con passione. Dolci. Succosi.

Ultima cosa: immancabile zucchero a velo, e gelato alla vaniglia (il più artigianale che conoscete, o che, ancor meglio, fate voi in casa). Che si scioglie, non lo vogliamo perfettamente intatto (pure nelle foto ;) ). E’ questo a dare cremosità al dolce, proprio nel momento in cui si perde tra i mirtilli e le more.  Il contrasto di consistenze e di temperature. Spettacolare.



Questa per me è estate. Un dolce rustico e così vero, mangiato sull’erba. Così ingenuo, innocente. Che sa tanto di pic-nic. Con i migliori amici di sempre, un panorama da togliere il respiro. Un libro meraviglioso che riempie l’anima. La libertà di chi non ha più pensieri.



Ho bisogno di scappare. Un po’. Di perdermi.

Di tornare, ovvio.

Ma di andare. 





Perfect summer tarts

Ingredienti:



per la pasta sucrée:

250 g di farina

100 g di burro, tagliato a tocchetti e ammorbidito

100 g di zucchero a velo

un pizzico di sale

2 uova, a temperatura ambiente



per il ripieno:

400 g circa di mirtilli

125 g  circa di more

zucchero semolato



per servire:

zucchero a velo

gelato alla vaniglia (o fior di latte)



Per la pasta sucrèe versare la farina a fontana sul piano di lavoro, mettere al centro il burro, lo zucchero a velo e il sale e mescolarli con la punta delle dita, impastando velocemente. Incorporare poi anche la farina e lavorare l’impasto fino a che assume una consistenza grumosa. Rifare la fontana e aggiungere le uova, sempre al centro. Incorporarle al composto di farina, lavorandolo sempre con le dita. Continuare a impastare fino a che l’impasto è amalgamato, lavorando anche di polso, finchè diventa un palla liscia. Avvolgerla in pellicola e lasciarla riposare in frigorifero per 1-2 ore prima di utilizzarla.



Quando la pasta avrà riposato, stenderla sul piano di lavoro ben infarinato con uno spessore medio e ricavarne dei cerchietti (anche con un coppa pasta). Imburrare degli stampi da tartellette (possibilmente lisci) e inserirci la pasta, premendo bene sul fondo e ai lati, togliendo l’eventuale eccesso di pasta.

Lavare i frutti delicatamente, e asciugarli accuratamente con della carta da cucina. Riempire la base di biscotto con mirtilli e more, fino a coprire tutto il fondo. Spolverizzare con dello zucchero bianco.  Procedere in questo modo per tutti i dolci.



Infornare le crostatine a 180° per 25-20 minuti circa. Controllare la cottura, assicurandosi che la pasta sia dorata, ma ancora abbastanza chiara.



A questo punto, si può procedere in due modi. Si possono servire o calde (non ustionanti ;) ), con il gelato a parte, per fare il vero contrasto caldo-freddo (lo zucchero a velo non è necessario, perché con il calore si scioglierebbe). L’altra alternativa (che io preferisco nettamente) è quella di servirle fredde, con una generosa spolverata di zucchero a velo e una pallina di gelato alla vaniglia al centro. Questo è il top :)



Note:

-          le dosi della pasta sono quelle classiche. Essendo la disponibilità di frutti più limitata, non utilizzerete tutto l’impasto. Potete, senza problemi, conservarlo in frigorifero per qualche giorno, oppure conservarlo in freezer, sempre in pellicola :)

-          se i frutti che utilizzate sono eccessivamente aspri, potete ‘condirli’ con ulteriore zucchero. sarà sufficiente macerarli un pochino in qualche cucchiaio di zucchero, come se fosse una macedonia e poi riempire le tartellette (non servirà in questo caso spolverizzare di nuovo con altro zucchero, essendo già presente all’interno).

lunedì 1 luglio 2013

One.





Ricordo come fosse ora, quel giorno.

Un giorno d’estate. Un giorno preciso dell’estate.



Ero in giardino, sull’altalena. Ci avevo pensato molto a quella cosa. Era tanto che la sognavo. Non sapevo dove mi avrebbe portato, se era ‘giusta’ o ‘sbagliata’. Se era semplicemente il crescere di un’illusione. O se invece sarebbe stato qualcosa di più.



Ricordo ancora la paura e il dubbio che mi circondavano. Che poi in realtà non avevo nulla da perdere, forse. Dentro, sentivo che questa scelta, mi avrebbe cambiata. Ed è stato così.

I primi passi verso un nuovo mondo, una realtà che non avrei mai pensato di conoscere. Correvo verso l’ignoto. Correvo verso la vita.